La storia dell'Elfo

LE RADICI: TEATRO DELL’ELFO, 1972/1992

Gli esordi dell’Elfo cadono in anni di grandi fermenti culturali e politici nei quali la compagnia si ritaglia un proprio spazio con spettacoli cult come 1789: scene dalla rivoluzione francese, Pinocchio Bazaar, Le mille e una notte, diretti da Gabriele Salvatores. Attori destinati a rimanere legati in un sodalizio artistico che durerà cinquant’anni costituiscono già l’anima del gruppo: Corinna Agustoni, Ferdinando Bruni, Cristina Crippa, Elio De Capitani, Ida Marinelli e Luca Toracca.

Nel 1978, con l’acquisizione della sala di via Ciro Menotti a Milano come sede stabile, avviene la prima grande svolta. I tempi sono maturi per un altro spettacolo paradigmatico: Sogno di una notte d’estate, in versione musical rock (1981). E sono maturi perché nella compagnia emergano due nuove personalità registiche, Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, decise a indagare la migliore drammaturgia straniera. Visi noti, sentimenti confusi, primo Botho Strauss messo in scena in Italia e L’isola, primo Athol Fugard italiano, valgono all’Elfo il Premio UBU 1984 per la drammaturgia contemporanea.

Tra i molti altri spettacoli di quegli anni: Nemico di classe di Nigel Williams, la prima regia di Elio De Capitani; Fantastiks di Thomas Jones, Harvey Schmidt, diretto da Ferdinando Bruni e Comedians di Trevor Griffiths, regia di Gabriele Salvatores.

E le indimenticabili Amare lacrime di Petra von Kant di R. W. Fassbinder, regia di Bruni e De Capitani, che inaugurano il lavoro su quest’autore tedesco, scelto come ‘nume tutelare’ della compagnia (negli anni seguenti andranno in scena La Bottega del caffè, I rifiuti la città e la morte e Come gocce su pietre roventi).

IL PASSATO: L’ELFO E TEATRIDITHALIA, 1992/2010

Il Teatro dell'Elfo è un'anomalia del teatro italiano: è uno dei più importanti Teatri di Rilevante Interesse Culturale del nostro paese, ma non rinuncia a mantenere un legame solido con le sue radici di ‘gruppo’; è una tribù di artisti che ha realizzato il sogno di creare a Milano un grande teatro d'arte sul modello dei più prestigiosi teatri europei. La prima importante tappa di questo lungo percorso è la fusione con un'altra impresa milanese, il Teatro di Porta Romana, diretto da Fiorenzo Grassi e Gianni Valle, per dar vita nel 1992 a un nuovo teatro stabile privato – denominato Teatridithalia – che presto diviene un modello per molte realtà teatrali e un punto di riferimento per la cultura della città.

In questa fase si rinnova la ricerca sugli autori nuovi e inediti, alternandola alla convinta frequentazione di Shakespeare. Vengono portati sulle scene italiane Decadenze e Alla greca di Steven Berkoff, i nuovi arrabbiati inglesi Sarah Kane (Blasted) e Mark Ravenhill (Handbag e Polaroid molto esplicite), autore che Bruni ripropone con Shopping & fucking per la prima stagione nella nuova sede. Tra i contemporanei italiani vanno citati il memorabile Turcs tal friul, un inedito di Pier Paolo Pasolini per la regia di De Capitani, cha affida la composizione dei cori a Giovanna Marini e la parte protagonista a Lucilla Morlacchi; Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo, regia a quattro mani di Bruni e De Capitani e sdisOrè di Giovanni Testori, dove Francesco Frongia dirige Bruni in un’interpretazione applaudita da tutta la critica.

Sul fronte shakespeariano Amleto, Sogno di una notte di mezza estate e Il mercante di Venezia, diretti da De Capitani, protagonista Ferdinando Bruni (che è tornato poi a Shakespeare dirigendo anche Romeo e Giulietta).

Il vero punto di svolta di questo periodo creativo è rappresentato da Angels in America, best seller del teatro americano scritto da Tony Kushner, che arriva in scena in Italia anche grazie alla coproduzione con Emilia Romagna Teatro. Lo spettacolo di Bruni e De Capitani ha un tale successo che si aggiudica tutti i maggiori premi teatrali.

Il PRESENTE: IMPRESA SOCIALE, 2010/2020

Una nuova svolta progettuale arriva nel marzo 2010 quando il Teatro dell'Elfo inaugura la sede di corso Buenos Aires, uno spazio finalmente adeguato alla sua attività: il novecentesco Teatro Puccini, riprogettato radicalmente come teatro d'arte contemporanea. Le tre sale, dedicate a Shakespeare, Fassbinder e Bausch, esemplificano anche il manifesto artistico e programmatico: la pratica convinta della drammaturgia contemporanea, la programmazione interdisciplinare, la compattezza del nucleo artistico e il lavoro con e per le nuove generazioni di artisti e di spettatori.

Tra le compagnie che sono accolte in residenza, sostenute e prodotte dall’Elfo Puccini si contano Carrozzeria Orfeo, Eco di fondo e Invisibile Kollettivo.

All’Elfo Puccini debuttano i successi firmati a quattro mani da Bruni e De Capitani: la commedia di Alan Bennett The history boys (2012) e tre anni più tardi Il vizio dell’arte dello stesso autore; Frost/Nixon di Peter Morgan, la grande epopea Afghanistan e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte dal romanzo di Mark Haddon che totalizza 20.000 presenze nel 2018. A questi vanno aggiunti i successi diretti da De Capitani, primi fra tutti Morte di un commesso viaggiatore e Otello, di cui il regista è anche applaudito protagonista. E quelli firmati da Bruni e Frongia: Alice Underground, Mr. Pùntila e il suo servo Matti di Brecht e il dittico dedicato a Oscar Wilde.

Ma l'Elfo oggi non è solo questo. Guidato da Bruni, De Capitani (direttori artistici) e da Fiorenzo Grassi (direttore organizzativo), è la prima istituzione teatrale italiana ad aver ottenuto il riconoscimento di Impresa Sociale, con il coinvolgimento partecipato non solo dei lavoratori, ma di tutti gli stakeholder, spettatori e cittadini inclusi. È un esperimento artistico d'avanguardia, ma anche un esperimento economico e sociale, un'impresa retta da principi etici e partecipati.

Questa lunga storia è raccontata nel libro scritto da Alberto Bentoglio con Alessia Rondellli e Silvia Tisano Il Teatro dell’Elfo - Quarant’anni di teatro d’arte contemporanea (Mimesis edizioni), pubblicato nel 2013, ristampato e aggiornato nel 2017.

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