Leonce e Lena

Leonce e Lena non denucia certo la sua data di nascita: 1836. La sua incredibile freschezza e contemporaneità, nonostante lo sterminato elenco di riferimenti letterari, al limite dell'accusa di plagio - citazioni, allusioni, 'prestiti' di battute e di situazioni da De Musset, Hoffmann, Goethe, Walter Scott, Heine, Schlegel, Sterne, Holberg, Kant, Fichte, Descartes, Spinoza, Pascal, Montaigne (senza contare Shakespeare) - ha quasi l'evidenza giocosa e arrogante di uno sberleffo postumo ai poveri plagiati. Del resto la struttura nervosa di questo testo, lo stile, quello che ne crea il fascino e l'unicità è proprio la capacità di Büchner di scavalcare i generi e di trasfigurare linguaggi, riferimenti e citazioni attraverso una sensibilità febbrile e sovraeccitata che è la stessa che percorre La morte di Danton, Woyzeck e Lenz e che lo distacca con un balzo dagli autori del suo tempo, poeta profetico del nostro male di vivere.

«Così, come a un autore di ventidue anni nostro contemporaneo, ci siamo accostati a Büchner e al suo Leonce e Lena accentando una volta tanto, insieme a lui, che l'angoscia si stemperi a tratti nell'ironia e nella farsa, a tratti nella parola maliconica, nel gioco del teatro, in questa bella 'metafora della vita umana' in cui domani e ogni giorno 'lo scherzo ricomincia da capo'».

In questo spettacolo, pensato e desiderato nel corso di versi anni, per la prima volta Elio De Capitani e Ferdinando Bruni si sono scambiati i ruoli di regista e di attore che erano loro abituali.

LEONCE E LENA

di Georg Büchner
regia Ferdinando Bruni
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Ferdinando Bruni
con Paolo Lorimer, Claudia Pozzi, Elio De Capitani, Antonio Catania, Silvia Saban, Bruno Olivieri, Luca Toracca, Romina Denti
produzione Teatro dell’Elfo

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