Sala Shakespeare

15 / 25 febbraio 2018

Gabriele Lavia

Il padre

di August Strindberg

regia di Gabriele Lavia

Durata: 2 ore e 30 minuti

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Stagione 2017/2018
Lo spettacolo La locandina

«Johan August Strindberg è veramente un gigante! Se si pensa che la sua opera letteraria è contenuta in oltre cinquanta volumi, la sua corrispondenza in altri ventidue volumi e ancora cinquantotto opere teatrali. Se si pensa che la sua vita è stata, a dir poco, tempestosa, contraddittoria, estrema e che i suoi interessi si sono rivolti alla pittura (sono famosi i suoi quadri di mari tempestosi probabilmente simbolo della sua stessa vita), alla scultura, alla fotografia, alla chimica, all'alchimia, alla teosofia. (Forse è inventore del fiammifero svedese!)
E poi il suo impegno politico e sociale! E poi tutte le donne con cui ebbe rapporti tormentatissimi e disperati. Insomma Strindberg è un titano e quindi destinato, per scelta, alla caduta, allo sprofondamento di sé, all'Abisso. La sua scrittura è catarsi, è caduta giù nel fondo. La sua opera – famosissima e autobiografica – è Inferno. E questo la dice lunga!
Io conosco solo me stesso e non posso che parlare di me! Così diceva e anche il suo teatro non è altro che drammaturgia autobiografica e sempre tormentata, tragica.
La caduta, lo sprofondamento è il suo destino.
Friedrich Nietzsche doveva aver compreso qualcosa del genio di Strindberg se fu destinatario di uno dei Biglietti della follia del grande pensatore. E, invero, Strindberg ha attraversato (è andato Oltre) se stesso come paradigma della condizione dell'Uomo destinato all'Inferno del rapporto con la Donna.

Il Padre è una tragedia. Strindberg la scrive nel 1887 ed è il tentativo di comporre un'opera naturalistica, cioè che scavi nella natura umana, osservando una banale vicenda familiare attraverso lo specchio deformante del mito di Ercole e Onfale e dello scambio di vestiti che, nel mito, fecero tra loro. Questo significa lo scambio dei ruoli nella società della fine dell'Ottocento che segna la caduta del ruolo (e quindi del senso) della figura paterna.
Strindberg scrive una Tragedia Classica che, come ogni tragedia, racconta, ripeto, una caduta fatale. Qui, è il precipitare della potenza dell'uomo e la crudele sopraffazione da parte della donna».
Gabriele Lavia

IL PADRE

di August Strindberg
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
con Gabriele Lavia, Federica Di Martino e con Giusi Merli, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Anna Chiara Colombo, Ghennadi Gidari, Luca Pedron
produzione Fondazione Teatro della Toscana

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