Sala Fassbinder

1 / 13 aprile 2014

De Capitani/Sarti

Goli Otok

Isola della libertà

Durata: 1 ora e 10 minuti

Info
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Gallery Stagione 2013/2014 Edizioni 2012-2013 2013-2014 2017-2018
Lo spettacolo La locandina Scopri di più

Presentato in forma di lettura scenica nel novembre 2012, Goli Otok ha colpito nel segno sia per la precisione della ricostruzione storica di episodi a noi vicini, ma quasi sconosciuti, sia per la sintesi drammaturgica di Renato Sarti e l'interpretazione incisiva ed emozionante di Elio De Capitani. Nella stagione 2013/14 lo spettacolo va in scena nella versione definitiva.
Aldo Juretich, nato a Fiume negli anni venti, abitava a Monza. Dopo la Seconda Guerra mondiale visse la terribile esperienza di Goli Otok, il peggiore dei campi di internamento di Tito, in cui furono rinchiusi - dopo la rottura fra la Jugoslavia e l'URSS – quei "traditori" che rimasero fedeli a Stalin.
Nell'inferno di Goli Otok finì una parte importante dell'eroica Resistenza jugoslava: semplici resistenti ma anche eroi di Spagna, comandanti partigiani, membri di primo piano del Partito Comunista Jugoslavo, scrittori, poeti, artisti e persino ex agenti dell'Udba, la spietata polizia segreta.
Fra mille altre sofferenze (fame, sete, malattie, lavori forzati, atroci violenze) il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del "ravvedimento". Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo c'era un modo molto semplice: massacrare gli ex compagni, gli amici, a volte i fratelli, i figli, i padri.
Una volta finito l'internamento a Goli Otok per gli ex-prigionieri cominciava un secondo inferno: quello del completo isolamento dalla società. «Il sospetto è più forte della certezza. Una volta che sei finito nelle grinfie della polizia segreta quella non ti molla». Aldo, nonostante l'esperienza vissuta, era rimasto ancora saldamente legato a quei principi (traditi e disattesi) che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana, al Partito Comunista: l'internazionalismo, la pace, la libertà.
Nel testo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un medico (Renato Sarti), nato a Spalato ma esule in Italia, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza.

GOLI OTOK
Isola della libertà

testo di Renato Sarti
da un progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti
assistente alla regia Anna Rita Signore
musiche Carlo Boccadoro
luci di Nando Frigerio
con Elio De Capitani e Renato Sarti
produzione Teatro dell'Elfo in collaborazione con Teatro della Cooperativa
si ringraziano Giacomo Scotti (autore del libro Goli Otok) e Ada Juretich
Elio De Capitani Premio Hystrio 2014 per l'interpretazione

PREMIO HYSTRIO ALL'INTERPRETAZIONE

Elio De Capitani, elfo delfico, sapiente vaticinante di quel teatro che sa precedere le tendenze, determinandole, esordisce nella regia nel 1982 con lo spettacolo di culto Nemico di classe, in cui già mostra il carisma del mattatore nel ruolo del violento capobranco Iron, insieme, tra gli altri, a Paolo Rossi e Claudio Bisio. Dieci anni dopo, diventa condirettore artistico di Teatridithalia con Ferdinando Bruni, restando attivissimo anche come attore, non solo in teatro (come dimenticare il Caimano morettiano sul grande schermo?), ma altrettanto memorabile in palcoscenico, fino alle recenti prove dalle molteplici sfaccettature umane: lo spietato Roy Cohn di Angels in America, l'appassionato e malinconico professor Hector di History boys per arrivare al culmine con uno straordinario, toccante Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore di Miller, da lui stesso diretto, preceduto dalla stupefacente mimesi di Richard Nixon in Frost/Nixon di Morgan e seguito dal tormentato sopravvissuto ai lager titini Aldo Juretich in Goli Otok di Sarti. Una storia artistica, la sua, tutta coerente con il migliore milieu milanese: quello goloso di attualità, capace di collegare la Broadway con corso Buenos Aires, la drammaturgia fondante di Shakespeare con Tennessee Williams, Arthur Miller e Fassbinder. Di premi Elio De Capitani ne ha ricevuti tanti: il nostro intende consegnarlo a una trionfale maturità creativa, foriera di nuove stagioni da grande attore quale ha dimostrato di essere.

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