L’ultimo nastro di Krapp. Quella volta

Dopo il sorprendente GIORNI FELICI, primo Beckett messo in scena dall’Elfo, Francesco Frongia progetta un nuovo affondo nel teatro del premio Nobel irlandese per raccontare il rapporto tra l’uomo e il tempo, tra l’artista e l’involuzione artistica. Protagonista è Ferdinando Bruni, chiamato a dare corpo e (soprattutto) voce ai personaggi di due testi – L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP e QUELLA VOLTA – accostati in un unico spettacolo.

Ascoltare, guardare, ripetere. Krapp, una sorta di clown sinistro e solitario, si accinge a registrare l’ultimo nastro della sua vita. Nel giorno del suo compleanno, ogni volta, ritualmente, si registra per riascoltarsi nel corso degli anni. E poi ricomincia da capo.

Per poter guardare con un «colpo d’occhio un vecchio me futuro», come fa dire Beckett al suo personaggio, per chiudere i conti con quello «stupido bastardo per cui mi prendevo trent’anni fa».

Bruni e Frongia approfondiscono la sperimentazione sul suono e sull’ascolto con il secondo testo: QUELLA VOLTA è un'installazione di cui sono protagonisti un volto e una voce, che si moltiplicano e risuonano.

L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP / QUELLA VOLTA

di Samuel Beckett

traduzione Gabriele Frasca

uno spettacolo di Francesco Frongia

con Ferdinando Bruni

suono Giovanni Isgrò

produzione Teatro dell'Elfo

prima nazionale